Sarà l’intervento più utilizzato con il nuovo bonus per il risparmio energetico, anche perché può far fare tre salti di classe. I costi in genere oscillano tra 55 e 85 euro al mq.

Il super bonus al 110%, approvato dal Governo nel recente decreto Rilancio, sta ridando fiato al settore immobiliare, almeno nel segmento ristrutturazioni. Con un grande protagonista di cui nei prossimi mesi sentiremo molto parlare: il cappotto termico. Sembra già partita una corsa alla programmazione degli interventi, poiché il percorso non è mai rapido tra necessità di convocare le riunioni di condominio e la progettazione. La fine del lockdown e le bozze circolanti del decreto, prima ancora che finisse in Gazzetta Ufficiale, hanno messo il turbo alle richieste di nuovi preventivi, che nel mese di maggio hanno superato del 60% quelle di aprile. Al primo posto, tra le statistiche,  ci sono proprio le operazioni di “ristrutturazione casa”, che nonostante il periodo nero, risultano in aumento del 7% rispetto allo stesso mese del 2019. Ma quali sono i lavori che concretamente danno diritto alla mega detrazione, rispettando uno dei requisiti richiesti dal decreto, cioè il “salto” di due classi energetiche?
«Sono due gli interventi cardine: l’isolamento dell’involucro dell’edificio, il cosiddetto cappotto termico, e la sostituzione dell’impianto di riscaldamento. Opere che andrebbero svolte in questo ordine, perché prima si isola l’edificio e solo a quel punto si può installare un impianto tarato sul nuovo fabbisogno di calore in termini di KWh/mq», osserva Davide Guida, coordinatore del progetto ecobonus di Gabetti Lab, società del gruppo che si occupa di progettazione e riqualificazione. Ovviamente ogni edificio ha le proprie caratteristiche e il proprio grado di conservazione. E anche solo per una questione di tempi, non è detto che tutti coloro che fruiranno del bonus, condomini o abitazioni singole, provvedano a entrambe le soluzioni.Un dato è certo. «In linea generale, il solo cappotto termico, in un condominio che parta da una classe energetica molto bassa come F o G, è sufficiente a garantire il salto di due o anche di tre classi energetiche. Al contrario, non è scontato che un semplice cambio di caldaia, per esempio da un modello tradizionale a una a condensazione, ottenga il risultato». Nonostante la dicitura comune “cappotto”, l’isolamento non è un intervento semplice né è formato da un unico strato di materiale, ma è un’opera composta da più parti, tra cui il pannello isolante vero e proprio, ma anche la malta collante, la rete d’armatura, l’intonaco di sfondo e di finitura. La varietà dei materiali è ampia, l’importante è che permettano davvero di raggiungere gli obiettivi di efficienza energetica, come definiti nel decreto del Mise “requisiti minimi” del 26 giugno 2015. Meglio diffidare, però, delle soluzioni miracolose.«Nell’ultimo periodo si segnala un incremento di proposte con spessori minimi, nell’ordine dei 2 o 3 millimetri. Prodotti vernicianti o rasanti che presenterebbero resistenze termiche elevate grazie a“innovativi” meccanismi di resistenza, non validati scientificamente», segnala una nota prodotta a marzo 2020 da Anit-Confindustria e da altre sigle delle principali imprese dell’isolamento termico. Sotto i 10 cm non si scende. Meglio ancora sarebbe rivolgersi a un’impresa certificata dalla norma Uni di riferimento Uni En Iso 10456.

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